Jasmine Trinca ha recentemente condiviso la sua esperienza personale con le molestie subite nel mondo del cinema. In un’intervista a Vanity Fair, l’attrice denuncia la mancata evoluzione in Italia dopo il movimento #MeToo: “La società dovrebbero sostenere il coraggio delle donne e non mettere in discussione la loro parola“. Nella la serie televisiva L’arte Della Gioia interpreta la Madre Superiora Leonora, di cui la giovane Modesta, orfana vittima di violenze in cerca di riscatto ed emancipazione, si innamora. La serie diretta Valeria Golino e tratta dal romanzo di Goliarda Sapienza, viene presentata in anteprima mondiale al Festival Di Cannes.
Importanza della presa di parola collettiva
“Ogni donna è libera di parlare coi propri tempi e le proprie modalità e questo richiede massimo rispetto. La presa di parola collettiva certamente è quello che sarebbe auspicabile e la stampa, la società dovrebbero sostenere il coraggio delle donne e non mettere in discussione la loro parola. Invece il sistema reintegra sempre gli abusatori: continuano a lavorare e a esercitare il potere, anche ad alti livelli”.
Jasmine Trinca ha espresso la sua frustrazione riguardo alla situazione in Francia: “Mi prende proprio in un momento in cui ribollo, perché appunto in Francia le cose si muovono e da noi no. Pare che usciranno nomi grossi dopo che Judith Godrèche ha denunciato il regista Benoît Jacquot di averla stuprata e molte donne hanno fatto il nome di Depardieu. Ho trovato imbarazzante che Macron si sia affrettato a difenderlo“.
Molestie fisiche e verbali
Le molestie sono avvenute in giovane età e sono state fisiche e verbali: “Certo, come il 90 per cento delle donne. È successo diverse volte, quando ero giovane. Molestie fisiche e verbali. Oggi avrei tutt’altra capacità di reazione, e sono in un’altra posizione, non ci sarebbe più squilibrio di potere, ma all’epoca, la consapevolezza era diversa, in me e anche forse nel contesto culturale. Il tratto che accomuna spesso queste situazioni è che non percepisci subito quel comportamento come un abuso, anche se lo è e fino in fondo. È una cosa di cui l’abusante si approfitta. Quando le altre hanno cominciato a parlare, mi sono riconosciuta nelle loro parole, nelle loro storie. Sono situazioni più ambigue rispetto a essere aggredite in un vicolo da uno sconosciuto. È raggelante”.
La Trinca spiega perché ha scelto di non fare i nomi dei suoi abusatori e di non denunciare: “Perché all’epoca dei fatti non ho capito fino in fondo cosa mi accadeva ed è stato solo dopo che ho preso coscienza. Oggi è troppo tardi per fare le denunce. Ma io lo racconto perché altre donne. Spesso sono gli insospettabili: nel cinema i registi, le persone potenti, celebrate, riconosciute, stimate. Non si tratta di mele marce, non si tratta di maniaci: parliamo di un sistema di potere, del prodotto di una cultura. Abusi che non trovano giustizia, ed è terribile pensare che dopo un po’ di rumore, tornerà tutto come prima“.