Beatrice Quinta: “Ho subito abusi da persone di cui mi fidavo”

"La violenza ha tante sfumature. La musica come terapia".

Beatrice Quinta: "Ho subito abuso da persone di cui mi fidavo"Beatrice Quinta: "Ho subito abuso da persone di cui mi fidavo"
Attualità e Cronaca

La cantante siciliana Beatrice Quinta ha finalmente trovato il coraggio di parlare della violenza che ha subito in passato all’interno di una relazione. Nel suo EP di debutto Devota, la cantante affronta per la prima volta questo doloroso capitolo della sua vita, mettendo a nudo le sue fragilità e la sua crescita personale. Intervistata da Vanity Fair ammette: “Volevo mettere in luce le fragilità e mostrare una presa di coscienza delle cose spiacevoli che mi sono capitate”.

“Amarsi è un lavoro che non finisce mai”

“Ci ho messo tutto l’amore del mondo. Nel mio progetto volevo sincerità ed emotività, volevo mettere in luce le fragilità e mostrare una presa di coscienza delle cose spiacevoli che mi sono capitate. Il mio messaggio è sempre stato: “amati, sii libera”. Ma mi sono resa conto che non stavo raccontando tutta la storia: anche se ci si ama, succede di attraversare fasi in cui non ci si capisce, in cui si soccombe a schemi sociali e pregiudizi. Amarsi è un lavoro che non finisce mai, e io volevo raccontare anche il “dietro le quinte”.

La violenza

I testi contenuti nel suo EP Devota sono fortemente autobiografici: “‘Pelle’ lo è più di tutti: per me è la più emotivamente destabilizzante. In alcune parti ho la voce rotta, che mi conferma che ho scritto qualcosa di sincero. Parla di una relazione per molti versi simile a molte altre, in cui ci si perde perché non si riesce a dare il giusto valore a se stessi: due persone ferite fanno una relazione ferita”.

Beatrice Quinta racconta di aver vissuto personalmente episodi di abuso: “Lo so, e le ho vissute anche in prima persona: ho subito episodi di abuso che ho scoperto essere terribilmente comuni fra le donne che conosco, quando ho cominciato a confrontarmi con loro. La violenza ha tante sfumature, e io l’ho subita da persone di cui mi fidavo. Senza rendermi conto che si trattasse di abuso“.

“Ho taciuto”

Non aveva compreso che gli episodi che aveva vissuto erano in realtà abusi: “L’ho realizzato solo molto tempo dopo, in quelle che chiamo le “sessioni salotto” con i miei amici, i momenti in cui ci raccontiamo e ci confidiamo. Quando ho riferito di certi episodi, loro mi hanno aperto gli occhi, e mi hanno detto che si trattava inequivocabilmente di violenza. Mi sembra incredibile che una persona come me, che conosce bene il significato del femminismo, non abbia riconosciuto in certe esperienze i tratti della violenza. È assurdo: ero più preoccupata di cosa avrebbero detto che di cosa ci fosse bisogno di dire. In un caso, per un bel po’ di tempo, ho taciuto solo per non rovinare la vita alla persona che era stata abusante con me. È davvero inquietante, ma al posto di smascherare il violento, mi chiedevo: “Come sono arrivata dentro quella stanza?”.

“La musica come terapia”

“Dopo il femminicidio di Giulia, c’è stato un wakening generale: ora nessuno può più ignorare la questione della violenza. Credo che anche gli uomini abbiano iniziato ad avere paura, un timore che li porta a comportarsi in modo più attento: hanno paura che le loro azioni possano essere dannose, e hanno riletto i loro comportamenti. Proprio tre giorni dopo la morte di Giulia, ho ricevuto un messaggio da un amico, che mi parlava di una nuova presa di consapevolezza”.

La musica ha aiutato Beatrice Quinta: “Io sempre vissuto la musica come terapia: nelle fasi più buie sono nati i pezzi in cui vado più fiera. Il momento più bello è stato creare Devota, in cui racconto sì la mia fragilità, ma anche la mia forza. Anche i periodi difficili mi hanno guidato verso l’autodeterminazione e l’emancipazione“.

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