Ethan Hawke è arrivato al Lido per introdurre il regista Peter Weir che è stato premiato con il Leone d’Oro alla carriera. L’attore americano ha poi preso parte ad una masterclass con giovani spettatori e ha ricordato la sua prima volta alla Mostra del Cinema di Venezia.
L’esperienza con Joe Dante
“Quando sei giovane e ti parlano dell’educazione alzi lo sguardo al cielo, a sedici anni credi di sapere tutto a trenta sai di non sapere niente. Joe Dante è stata un insegnante incredibile, per lui non esiste cultura alta e bassa, ama allo stesso modo il cinema, i fumetti, i romanzi pulp“, ha ricordato l’attore. “Crescendo con lui ho imparato che l’horror poteva essere una metafora per la guerra in Vietnam, ci faceva vedere film e ci spiegava come erano fatti, ha cambiato il nostro sguardo sul cinema. Allo stesso tempo però ci ha insegnato che un film horror doveva fare dannatamente paura se no la metafora non avrebbe avuto nessuna importanza”.
Ethan Hawke parla anche del regista Richard Linklater. “Grazie a lui ho capito la superficialità del successo e questo ti aiuta a non considerare l’insuccesso come una tragedia. L’incontro è stata anche l’occasione per parlare di ‘Blue Moon’. Richard mi ha inviato la sceneggiatura dodici anni fa, la produzione è terminata prima del mio arrivo a Venezia“. Poi confessa che è “il progetto più difficile a cui abbia mai lavorato in vita mia“. Ethan Hawke ci tiene a raccontare qual è per lui il vero senso del cinema indipendente. “Se vai a vedere ‘Harry Potter’ o ‘Star Wars’, film che amo e che ho visto e rivisto, quando ne esci seideluso, deluso di non essere un mago o un maestro jedi. Alla fine di un film di Linklater tu ti senti parte di quella magia, perché racconta la vita. Non devi camminare sull’acqua, devi camminare sulla terra e già quello è un miracolo”.
Mantenere alta la passione
Quando gli viene chiesto se crede in quei progetti per i quali registi e produttori sono disposti a sborsare di tasca propria per la realizzazione, Ethan Hawke risponde con convinzione: “Io amo l’idea che Coppola abbia venduto i vigneti per fare il suo film. Cerchi di trovare un equilibrio tra essere un professionista oculato e mantenere alta la tua passione. Devo occuparmi dei miei figli e della loro assicurazione sanitaria, ma voglio essere un cineasta pronto a vendere la propria casa per fare il film del cuore”.