Il cantautore svizzero Nemo, vincitore dell’Eurovision Song Contest 2024, si inserisce nel dibattito caldissimo legato alla partecipazione di Israele alla prossima edizione dello show musicale. Presenza che sta portando molti Paesi a decidere di autoescludersi. Nella giornata di giovedì 11 dicembre, l’artista di The Code ha annunciato di aver restituito il trofeo conquistato lo scorso anno. La scelta, comunicata tramite un video e un lungo post pubblicato sui social, si aggiunge, dunque, alle forme di protesta verso l’EBU (European Broadcasting Union) e la gestione dell’edizione successiva del contest.
Nel suo messaggio, Nemo chiarisce che la decisione non nasce da un rifiuto della comunità dell’Eurovision, ma dal desiderio di difenderne i valori fondanti. “Sarò sempre grato alla comunità dell’Eurovision, ai fan che hanno votato, agli artisti con cui ho condiviso il palco e all’esperienza che mi ha formato come persona e musicista. Questa decisione nasce dalla cura per i valori promessi dall’Eurovision, non dal rifiuto delle persone che lo rendono speciale. La musica ci unisce ancora. E questa convinzione non è cambiata”.
Mostrando, quindi, il trofeo, Nemo spiega di volerlo riconsegnare alla sede dell’EBU a Ginevra. “Non sento più che questo trofeo appartenga al mio scaffale”, dice. E richiama i valori che l’Eurovision dichiara di rappresentare: “La vostra visione dice che rappresenta l’unità, l’inclusione e la dignità per tutte le persone. E questi sono i valori che rendono questo concorso così significativo per me”.
La critica all’EBU: “C’è un conflitto con i valori dichiarati”
Quindi prosegue: “La continua partecipazione di Israele a quello che la commissione d’inchiesta internazionale indipendente delle Nazioni Unite ha definito un genocidio dimostra che esiste un chiaro conflitto tra questi ideali e le decisioni che l’UE sta prendendo. Non si tratta di individui o artisti. Si tratta del fatto che il concorso è stato ripetutamente utilizzato per attenuare l’immagine di uno Stato accusato di gravi illeciti. Il tutto mentre l’UE insiste sul fatto che questo concorso non è politico”.
L’artista ricorda inoltre che alcuni paesi si sono ritirati anche dall’edizione 2025 proprio per protesta. Infine, conclude il messaggio con un potente monito rivolto direttamente all’EBU. “Quando interi Paesi si ritirano, dovrebbe essere molto chiaro che qualcosa non va. Ed è per questo che ho deciso di restituire questo trofeo alla sede centrale dell’EBU a Ginevra con gratitudine e con un chiaro messaggio”.
“Vivi ciò che affermi – esorta Nemo – Se i valori che celebriamo sul palco non vengono vissuti fuori dal palco, anche le canzoni più belle perdono significato. Aspetto il momento in cui parole e azioni si allineeranno. Fino ad allora, questo trofeo è tuo”.
È la prima volta che un vincitore in carica restituisce il trofeo dell’Eurovision per motivazioni etiche. La risposta dell’EBU è attesa nelle prossime ore: secondo quanto riferito dall’ANSA, l’organizzazione sta valutando il contenuto del video e le implicazioni della scelta. Certo, la decisione di Nemo apre un nuovo capitolo nel dibattito su politica, musica e responsabilità delle istituzioni culturali europee. Dibattito destinato a proseguire ben oltre il palco dell’Eurovision.

