Claudio Baglioni: “A 14 anni volevo farmi prete”

La fede, prima di scegliere la musica su consiglio di sua madre.

Claudio Baglioni: “A 14 anni sentii la vocazione”Claudio Baglioni: “A 14 anni sentii la vocazione”
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Claudio Baglioni, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, racconta sprazzi della sua vita da giovane, quando ancora prima della musica sentì la vocazione, a 14 anni. La scelta di prendere i voti, però, lasciò il posto alla musica, anche su consiglio di sua madre.

La vocazione


Claudio Baglioni racconta di aver ricevuto una formazione Cattolica. “A Centocelle l’unica alternativa alla strada e, peggio alla delinquenza, era l’oratorio. Provai come chierichetto, ma scampanellai al momento sbagliato”, spiega il cantante. “A 12 anni facevo il catechista ai bambini di sei. A 14 sentii la vocazione, insomma la chiamata, e pensai seriamente di farmi prete. Però la mamma, che pure era molto devota, non era convinta. D’altronde, più tardi, mi raccomandò di cantare perché a studiare si rovinano gli occhi”. Poi l’esordio, su un palco a Centocelle, a Roma. “Scoprii che un amico tentava un concorso canoro, e volli provare anch’io”, racconta l’artista. “Mia madre sarta fece da costumista: ero vestito di rosa e azzurro, praticamente un confetto a due sessi; inguardabile. Mio padre scelse la canzone: ‘Ogni volta’ di Paul Anka. Provavo le mosse davanti allo specchio di casa, che era dietro la porta dell’armadio”. La fede di Claudio Baglioni, ad ogni modo, ancora oggi rimane salda: “Dopo anni di dubbi e domande, oggi, di nuovo, credo che Dio esista”. E dell’Aldilà racconta come vorrebbe che fosse: “Posso dirle come lo desidero: un luogo dove ritrovare le persone care, e anche i miei cani. I pastori tedeschi, i cinque maltesi, e pure quegli animali che nascondevamo sul treno, cantando per coprire i loro versi”.

Vita da figlio unico

“L’artista nasce solo e muore solo. È un solista. Un po’ narciso, un po’ esibizionista. Di rado ha spirito di servizio”, spiega Claudio Baglioni, nato figlio unico e con il desiderio di avere un fratello. Di origini modeste, però, la sua famiglia, come racconta il cantante, non ha mai potuto realizzare quel sogno: “Giocavo da solo, la campagna umbra è il mio paradiso perduto: la stalla, l’aia, il fienile, il pagliaio erano personaggi vivi, come i mulini di don Chisciotte. Volevo un fratellino, ma mi dicevano che i bambini si comprano e costano tanto. Così racimolavo monetine e le offrivo alla mamma, che rispondeva: i bambini sono rincarati”.

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