Giusy Buscemi: “La maternità è ancora una dura battaglia”

"Non puoi essere una brava madre e una brava attrice, devi scegliere".

Giusy Buscemi: "La maternità è ancora una dura battaglia"Giusy Buscemi: "La maternità è ancora una dura battaglia"
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L’ex Miss Italia Giusy Buscemi, in un monologo nella trasmissione Le Iene, ha raccontato di come si sia vista costretta a scegliere tra la carriera e la maternità, perdendo il lavoro a causa della sua gravidanza. Tre figli, tre occasioni persi proprio per via delle gravidanze. Ora è pronta a tornare sul piccolo schermo con la serie TV Vanina Guarrasi, tratta dai romanzi di Cristina Cassar Scalia.

Conciliare carriera e famiglia

La dura battaglia di Giusy Buscemi per conciliare maternità e carriera: “Volevo una famiglia, dei figli. Se per tutte le donne che lavorano, la maternità è ancora una dura battaglia, per le attrici la maternità semplicemente non esiste. Vengo presa per un lavoro, rimango incinta, perdo il lavoro. Nasce la mia prima figlia, sono una mamma felice ma ho voglia di tornare a lavorare, anzi ne ho diritto. Riprendo a lavorare, resto incinta del mio secondo figlio. Per onestà, prima di firmare il contratto dico che sono incinta e altrettanto onestamente mi viene detto che l’assicurazione non copre le attrici in gravidanza. Perdo di nuovo il lavoro, nasce il mio secondo figlio.

Avere paura di fare un figlio

Da un lato la gioia di diventare madre, dall’altro la paura di non riuscire a conciliare questa nuova vita con la propria carriera: “Ho passato mesi in cui mi sentivo scissa. Da una parte la gioia di diventare madre, dall’altra la paura, paura che nulla sarebbe tornato come prima. E questa scissione continuo a viverla tutti i giorni. Oggi sono una madre che lavora, come tante. Stanca, scissa, ma in qualche modo ho fatto pace con l’idea di perfezione, forse esiste ma non fa per me. La mia domanda però è: “E se potessimo non scegliere, se potessimo non avere paura di avere un figlio perché poi dovremmo rinunciare alla carriera, se potessimo non sentirci in colpa per aver preso l’una o l’altra decisione, che mondo sarebbe?”.

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