“Madame Web” di S.J. Clarkson

Un dis-adattamento cinemato-disgrafico tra ragni, foreste e esplosioni casuali.

"Madame Web" di S.J. Clarkson."Madame Web" di S.J. Clarkson.
La cine-cologa

“Sapete qual è la cosa migliore del futuro? Che non è ancora accaduto”: si chiude così Madame Web. Ora voi vi chiederete perché mai stia cominciando a parlare del film dalla fine. In primo luogo perché quando lo schermo si fa nero, finiscono titoli e sottotitoli di coda, ci si sente finalmente al ‘sicuro’. Poi perché, in tutta onestà, l’inizio del film è già di per sé la fine: della speranza, della pazienza… un po’ di tutto. Dunque, film post-criticato, tanto che ci manca solo la lapidazione dei cartelloni pubblicitari, Madame Web è andato una schifezza al botteghino e pure al bottegone. Dis-adattamento cinematografico dell’omonimo personaggio Marvel Comics del 1980 firmato Denny O’Neill e John Romita Jr., si tratta di un lungometraggio che mette tutti d’accordo: si poteva evitare.

Dall’Amazzonia a New York

In Amazzonia, nel lontano 1973, la ricercatrice Constance Webb, incinta al nono mese, trova un ragno con dei super poteri curativi che insolitamente non è radioattivo anche se siamo in un film della Marvel. Il già cattivissimo Ezekiel Sims, però, proprio perché sa di trovarsi in un film della Marvel, vuole i superpoteri e ruba il ragno dopo aver sparato alla donna. Constance è in fin di vita ma uomini-ragno, cugini di terzo grado di Spiderman, poco prima che muoia la aiutano a dare alla luce la protagonista del film.

Quindi, tutto sommato, è con loro che bisogna prendersela se Cassandra Webb, alias Madame Web, alias Cassie è diventata protagonista di questo dis-adattamento cinemato-disgrafico. A questo punto si vola a New York, catapultati nel 2003 dove Cassie guida l’ambulanza, mette a rischio le vite dei passanti tra una derapata e l’altra, salva vite perché è il suo lavoro e poi muore (la sfiga), ma solo per qualche minuto. Poi però torna in vita, altrimenti sarebbe finita qui, ma anche no. Tutto apposto: cuore sano, organi sani, vestiti illesi pure quelli, però c’è il fatto lievemente disturbante che, mentre fa cose a caso, nella mente si proiettano immagini del futuro prossimo, tra piccioni morti e brutti incidenti.

La fiducia innanzitutto

Fortuna che Cassie non se ne fa un cruccio e ne parla pure con una dottoressa senza paura del manicomio dietro l’angolo: una vera eroina. Di più: Cassie prende un treno, vede nella sua mente il supercattivo Ezekiel che se la prende con tre ragazze appena entrate sul vagone e che fa? Con rassicuranti espressioni al limite del bipolarismo, poco prima che la sua visione si concretizzi, dice loro: “scendete, siete in pericolo” e loro scendono. Poi “andiamo” e loro vanno. “Restate nel bosco, torno tra tre ore” e loro a questo punto se ne vanno a mangiare in una tavola calda lì vicino, in barba al pericolo. Anzi, temerarie al massimo, salgono pure a ballare sopra un tavolo sulle note di Toxic di Britney Spears e ciaone all’ansia di morire.

Il tipo cattivo che indossa un costume evidentemente recuperato da ritagli di stoffa per realizzare quello di Spiderman e di Venom (forse per carenza di budget), così le trova e fa un macello. Come le ha trovate? Beh, perché ha rubato un super-ultra-top secret programma di controllo (comune nel 2003, ovvio) capace di trovare un volto tra miliardi in tutto il mondo in quanto collegato a tutte le videocamere, i telefoni e le stazioni radio esistenti. Eh, che nostalgia il futuristico 2003! E voi direte: ma Madame Web non poteva prevederlo? Certo! E lo ha fatto, giusto quei cinque minuti prima, per avere il tempo di correre con un taxi rubato e schiantarsi contro la vetrina della tavola calda investendo il tizio, noncurante di poter investire anche tutti gli altri presenti. Al comando di “salite forza”, le tre ragazze salgono e se ne vanno in un motel.

Da New York all’Amazzonia e ritorno

Il supercattivo Ezekiel è anche super-arrabbiato: come hanno fatto tre adolescenti a sfuggirgli di nuovo? Dopo un paio di minacce di morte alla tipa seduta davanti al pc per usare il mega-programma-futuristico (senza risultati) ci spostiamo di nuovo su Cassie, che ricorda il diario della madre dove aveva letto di una tribù di uomini-ragno che vivono in Amazzonia. Pacifico che la scelta migliore sia quella di partire per l’Amazzonia. Cassie scarica le tre ragazze (sempre fiduciose, del resto ne hanno tutti i motivi) al collega di lavoro-amico, prende e va, passando attraverso almeno un migliaio di controlli e videocamere di sorveglianza.

Perché Ezekiel non la trova? Se il budget non è riuscito a coprire un costume decente per il cattivo, figuriamoci scene da girare per spiegare l’imponderabile. Comunque Cassie va in giro da sola per una foresta e trova corrispondenza tra le foto nel diario della madre e gli alberi intorno: dal 1973 al 2003 non è passato un giorno! Uno dei cugini di terzo grado di Spiderman la trova, le parla, le dice che quando ammetterà le sue responsabilità avrà un grande potere e blablabla… insomma il riassunto è: se vuoi i poteri quelli arrivano. Tra parentesi: è da allora che provo a far levitare una margherita dalla pizzeria dietro l’angolo e ancora nulla. Non immaginate la delusione.

Quindi Cassie torna a New York, sempre passando indenne da tutti i controlli di videosorveglianza dell’universo, non trova né le ragazze né il collega-amico che sono usciti di fretta e furia perché la cognata del collega-amico sta per partorire. Chiaramente arriva il supercattivo perché una parte di volto di una delle ragazze viene ripresa da una videocamera di un semaforo o qualcosa del genere e viene registrata dal mega-programma-ultra. Insomma, tagliando corto si arriva alla battaglia finale dove Ezekiel niente può contro un edificio al collasso dove prontamente Cassie piazza, insieme alle ragazze, dei bengala per far scoppiare ordigni esplosivi lasciati incustoditi dentro centinaia di casse.

Il piano geniale di Cassie è tutto Madamewebbizzato, legato alla premonizione: qualche istante prima vede il futuro, qualche istante dopo lo cambia e nel frattempo, non si capisce benissimo la sequenza, il filo logico, la cognizione, finiscono tutti sul tetto del palazzo che barcolla ma non molla, mentre tutto esplode. A questo punto arriva un elicottero perché Dakota Johnson (che interpreta Cassie, a proposito) ha un’epifania: reduce di Cinquanta Sfumature di tutti i tipi, è ormai abituata agli elicotteri che passano a prenderla e furbescamente, tra uno sprazzo di futuro e l’altro, mentre correva a tutta velocità alla guida di un’ambulanza (rubata come il taxi) che aveva schiantato attraverso un cartellone pubblicitario, stile Fast&Furious, le era venuto in mente di chiamarne uno.

Il futuro non è più quello di una volta

Comunque tutto brucia, scoppia, cadono cartelloni, scritte, roba di metallo, ma Madame Web salva le ragazze (che stavano cadendo anche loro), sconfigge il cattivo e diventa cieca. Cassie perde finalmente quell’espressione continuamente spaesata, confusa che comunque quando Christian Grey la legava come un arrosto, Anastasia non ce l’aveva. Mentre i film si sovrappongono nella mente, alla ricerca di una forma finale accettabile, arriva frase finale di Madame Web rivolta alle tre ragazze: “Sapete qual è la cosa migliore del futuro? Che non è ancora accaduto”. E come contraddirla? Beh ma semplice: cara Cassie, purtroppo invece siamo nel presente e quello che poteva rimanere un innocente trailer è straripato nelle sale e ormai non ci si può fare nulla. Il filmdi S.J. Clarkson avrebbe potuto vantare almeno il merito di “non essere ancora accaduto”, invece niente. Di-speriamo in un sequel.

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