Che cosa c’è davvero in un nome? Per Kim Kardashian, molto più di quanto si possa immaginare. Prima che il mondo la conoscesse attraverso Keeping Up With the Kardashians, la star si presentava ovunque come Kimberly Kardashian. Ma nel 2007, alla vigilia del debutto del reality diventato poi un fenomeno culturale globale, decise di accorciare la propria identità pubblica. Lo ha raccontato lei stessa in una recente intervista a Time (pubblicata il 4 dicembre), ripresa amche da E! News.
“Usavo sempre Kimberly, finché non abbiamo firmato per fare il reality show”, spiega Kim. “Quando ho visto Kimberly Kardashianho pensato che fosse troppo lungo da pronunciare. Da lì ho detto: Accorciamolo semplicemente in Kim!”. Eppure, ammette la fondatrice di SKIMS, per lei quel nome resta ancora straniante: “È così strano perché i miei amici di scuola, le persone con cui sono cresciuta e mio padre mi hanno sempre chiamata Kimberly”.
Il nome “Kim”, oggi riconosciuto a livello planetario, è diventato un marchio in sé tanto che la sua linea di shapewear SKIMS (valutata circa 5 miliardi di dollari, secondo Bloomberg) richiama proprio il suo nickname. Una scelta che le ha permesso di trasformare un’abbreviazione televisiva in un impero commerciale. E non è la prima volta che Kim lega la sua immagine a una scelta di naming.
Nel 2019 aveva lanciato il suo brand con il nome Kimono, provocando critiche internazionali e una netta presa di posizione nientemeno che del governo giapponese. Kardashian decise quindi di cambiare nome e optare per SKIMS, una mossa che oggi definisce un “cambiamento positivo”.
Nel frattempo, Kim continua a giocare con il proprio nome anche in chiave pop: il 4 dicembre ha ospitato un livestream natalizio insieme a Snoop Dogg e Kris Jenner, battezzato Kimsmas, celebrando ancora una volta quella versione abbreviata che, 18 anni fa, sembrava solo un’esigenza televisiva e che oggi è parte integrante del suo brand globale.

