Giorgia: “Registro elettronico? No, grazie”.
"Tra mille circolari, ti perdi la più importante"


“Registro elettronico? No, grazie”. Giorgia, cantante, artista, ma anche madre di una studentessa, ha espresso opinioni forti sul sistema scolastico durante un’intervista al podcast Supernova, condotto da Alessandro Cattelan. Mamma di un ragazzo di quindici anni, Giorgia ha messo in discussione il ruolo del registro elettronico nella quotidianità scolastica. Ha riconosciuto la comodità dello strumento, ma ne ha criticato l’impatto sul rapporto tra genitori, figli e scuola. “Non condivido minimamente il registro elettronico a scuola”, ha dichiarato, evidenziando come la digitalizzazione allontani le famiglie dalla realtà scolastica. Secondo lei, le numerose comunicazioni online creano confusione e distrazione: “Le circolari in bacheca sono mille e quella importante magari non la firmi. Comodo è comodo, ma la cosa che mi dispiace un po’ è che se tuo figlio non va a scuola lo sai dopo due minuti: per questo io lo guardo il meno possibile”. Invece di migliorare il dialogo, la tecnologia rischia di sovraccaricare i genitori di informazioni e ridurre il contatto umano con insegnanti e figli.
Controllo o fiducia? Il dilemma educativo ai tempi del registro elettronico
La cantante ha posto l’accento anche sulla questione del controllo eccessivo. Con il registro elettronico, i genitori scoprono in tempo reale ogni assenza o nota, ma questa immediatezza può compromettere la fiducia reciproca. “Comodo è comodo, ma la cosa che mi dispiace un po’ è che se tuo figlio non va a scuola lo sai dopo due minuti: per questo io lo guardo il meno possibile”, ha spiegato. Ha scelto di limitare l’uso dello strumento per non interferire con l’autonomia del figlio. La sua riflessione solleva un tema cruciale: meglio sapere tutto subito o lasciare ai ragazzi lo spazio per imparare dai propri errori? Con la sua voce fuori dal coro, Giorgia invita genitori e istituzioni a ripensare il ruolo delle tecnologie nel percorso educativo dei ragazzi e nel loro diritto a sbagliare e correggersi da soli.