Tredici Pietro: “Essere figlio d’arte è uno svantaggio”

Nuovo singolo "Big Panorama" per il figlio di Gianni Morandi.

Tredici Pietro: "Essere figlio d’arte è uno svantaggio".Tredici Pietro: "Essere figlio d’arte è uno svantaggio".
Musica

Non sempre essere figlio d’arte è un punto di forza. Lo dice Tredici Pietro (nome d’arte di Pietro Morandi, figlio di Gianni), che ha appena pubblicato il suo nuovo singolo, Big Panorama. Un brano in cui, per la prima volta, parla del famoso padre Gianni Morandi (che è presente anche nel video nei panni di un infermiere) in cui Pietro appare sporco di sangue. “La ragione (di questo sangue) è cinematografica, ho scritto il video insieme a Enrico Rassu che è il direttore creativo di questo progetto basandomi su un’esperienza di vita reale, che è il finire al pronto soccorso ma per situazioni diverse, non per essere stato pestato. Diciamo che un fatto reale è stato portato alle estreme conseguenze per renderlo chiaro, non ero ridotto come in quell’immagine, diciamo però che ero pestato dentro”.

Il padre Gianni

Per la prima volta, Pietro parla di suo padre all’interno di una canzone e dice: “E sono il figlio di Gianni, non so perché ci ho sofferto”. “Mi sembrava una divagazione necessaria” ha spiegato il cantante. “L’ho anche coinvolto nella realizzazione del video. Volevo fargli dire proprio quella frase, che fosse il demone che si autorappresentasse, quella figura paterna che tutti hanno da sconfiggere in qualche modo e hanno anche a protezione. Penso ci siano passati tutti quelli che hanno avuto la fortuna di avere un padre. Io ho sempre cercato di nascondere l’essere ‘il figlio di’, poi è venuta fuori perché fa notizia, e io non posso non espiarla”.

Essere un figlio d’arte, come si dice, vale un po’ come giocare una carta: da una parte è un enorme svantaggio, dall’altra un enorme vantaggio. Io l’ho sempre presa come un enorme svantaggio. Sul perché ci abbia sofferto è una cosa che non ho ancora capito, ci devo arrivare, se no l’avrei detto. Il prossimo pezzo forse ve lo saprò dire. Sicuramente a 26 anni è un percorso naturale di accettazione. Rimarrà per sempre una piccola croce, anche se forse croce è una parola esagerata, perché scatterà sempre il paragone anche se non ce ne sarebbe bisogno. Con mio padre siamo due mondi, due epoche e due stili diversi, al massimo possiamo essere vasi comunicanti ma è difficile fare un paragone tra noi”.

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