Re Carlo III parla della sua salute e lancia un messaggio importante sulla prevenzione


Re Carlo III ha parlato delle sue condizioni di salute per lanciare un messaggio che va ben oltre la sua situazione personale.
Nel febbraio 2024 aveva comunicato di avere un tumore, senza specificare in quale zona del corpo. La diagnosi era arrivata durante un controllo alla prostata. Sono seguiti mesi di cure intense e, adesso, in un intervento trasmesso su Channel 4, ha spiegato che i trattamenti verranno progressivamente ridotti. Fanpage riporta le sue parole:
“Questo traguardo è per me una benedizione personale ma è anche la testimonianza dei notevoli progressi che sono stati compiuti nella cura del cancro.”
Non parla di guarigione né di remissione definitiva, ma descrive questo momento come una sorta di tregua dopo un periodo particolarmente duro, segnato dalle terapie.
Il focus del suo intervento, però, tocca un tema più ampio. Re Carlo affronta il dramma che accompagna una diagnosi simile, ma sottolinea con forza quanto sia fondamentale la prevenzione. Le sue parole suonano come un consiglio diretto, quasi un richiamo paterno, soprattutto per chi tende a rimandare o ignorare gli screening:
“Sono milioni di occasioni perse per individuare il cancro in una fase iniziale […] la diagnosi precoce è la chiave che può trasformare il percorso di cura, offrendo tempo prezioso alle équipe mediche.”
Per rendere il messaggio ancora più incisivo, il Re aggiunge un dato che non lascia spazio a interpretazioni:
“Le statistiche parlano con una chiarezza impietosa. Quando il cancro dell’intestino viene individuato allo stadio più precoce, circa nove persone su dieci sopravvivono per almeno cinque anni. Quando la diagnosi arriva tardi, si scende a una su dieci.”
Nel suo discorso non manca un sentito ringraziamento al personale sanitario, elogiato per il lavoro instancabile svolto ogni giorno accanto ai pazienti, con dedizione e competenza.
Le parole di Re Carlo e la sua esperienza personale assumono così un valore collettivo. Attraverso il suo racconto sa di poter aiutare chi esita a sottoporsi a un controllo per paura o per sottovalutazione. Il messaggio è chiaro: la prevenzione non riguarda “gli altri”, ma tutti.