Carlo Conti, conduttore e direttore artistico del Festival di Sanremo, è intervenuto oggi a RTL 102.5 all’interno di Non Stop News per parlare dell’edizione 2026, in programma dal 24 al 28 febbraio.
“Non leggo niente e non guardo niente. Ascolto la radio. È un mio modo di vivere, poco social da sempre”, ha affermato Conti. Secondo il conduttore, la parte più difficile del Festival resta la scelta delle canzoni:
“Negli ultimi dieci anni la produzione musicale italiana è centuplicata, con nuove proposte costantemente, giovani cantautori e talenti emergenti. Gli ultimi quindici giorni non ci dormo la notte perché magari una canzone che avevo accantonato mi ritorna in mente e penso che possa essere più forte di quella scelta. È un bouquet di fiori, bisogna cercare di accontentare tutti i gusti e seguire le tendenze del momento”.
Sul tema dei “big” e dei giovani emergenti, Conti ha spiegato che la distinzione è relativa:
“Mia suocera conosce Patty Pravo, ma non Samurai Jay; un ragazzino conosce Aka7even, ma non Patty Pravo. La forza del Festival è mischiare generazioni e proporre sia artisti noti sia nuovi talenti. Lo scorso anno Lucio Corsi, quasi sconosciuto, ha avuto un grande impatto e ha rappresentato l’Italia all’Eurovision”.
Sanremo 2026 celebrerà inoltre i grandi protagonisti della storia del Festival, da Pippo Baudo a Ornella Vanoni fino al Maestro Vessicchio.
Riguardo agli ospiti e allo stile del Festival, Conti ha precisato che la priorità era completare il cast musicale e che le co-conduzioni e gli ospiti verranno annunciati successivamente:
“ Adesso, fino a questo momento, la mia testa era sul cast sulla cosa più importante, sulla bistecca centrale e adesso pensiamo al contorno, ovveor le co-conduzioni, gli ospiti e tutto il resto. Questo è un po’ il mio stile, con meno monologhi, magari basta un piccolo gesto, pensate lo scorso anno alla presenza di Bianca Balti valeva, secondo me, più di mille monologhi sulla malattia. Oppure l’aver fatto cantare “Imagine” da una cantante di origine palestinese e una israeliana vale di più di aver fatto un monologo sulla pace. È uno stile per carità, senza niente togliere invece al monologo o a delle riflessioni che vengono fatte in altro modo. Aver portato i ragazzi del teatro patologico. Pensate quei ragazzi poi sono andati all’ONU, hanno fatto un film e adesso faranno una cosa a Londra davanti al principe. È una riflessione che poi ciascuno deve fare nel proprio stile e nel proprio modo dentro di sé“.
Infine, sulla durata delle serate, Conti ha spiegato:
“Arriverò all’una o all’una e dieci, poi darò la linea a Nicola Savino per il Dopo Festival. Sanremo divide sempre, ma questo è anche ciò che lo rende speciale: tutti discutono e commentano insieme lo stesso evento, come succede per la nazionale di calcio”.

