A Cannes il tributo a Maria Schneider

La protagonista di "Ultimo Tango a Parigi" raccontata in un biopic.

A Cannes il tributo a Maria Schneider.A Cannes il tributo a Maria Schneider.
Festival di Cannes

Studiocanal ha svelato la prima immagine di Matt Dillon e Anamaria Vartolomei nei panni di Marlon Brando e Maria Schneider nel film di Jessica Palud Maria, che sarà presentato al Festival di Cannes. Il film della Palud fa luce sulla drammatica vita di Maria Schneider, che recitò al fianco di Marlon Brando in Ultimo Tango a Parigi (1972) di Bernardo Bertolucci all’età di 19 anni e non si riprese mai da quell’esperienza. Il film descrive come alla Schneider sia stata imposta una scena di stupro non simulata sul set da parte di Bertolucci, scena che poi è diventata il frame più conosciuto dell’intera pellicola. Maria, l’unico film diretto da una regista donna che sarà presentato alla première di Cannes, è basato sul libro Tu T’appelais Maria Schneider, scritto da Vanessa Schneider, cugina dell’attrice e sarà distribuito per ora solo in Francia, a partire dal 19 giugno.

Ruoli difficili

Parlando con Variety prima del Festival di Cannes, Jessica Palud ha dichiarato che sia Dillon che la Vartolomei le avevano detto che questi ruoli erano “le cose più difficili” che avevano fatto come attori. “Entrare nei panni di Brando che è scivolato in qualcosa di così violentemente sbagliato è stato terribile. Resta un attentato avvenuto davanti alla gente. Ma nessuno ha reagito e ha continuato a girare”, ha detto Palud, aggiungendo che Dillon era la sua prima scelta. “Volevo qualcuno che incarnasse veramente Hollywood”.

La scelta di Anamaria Vartolomei

Per quanto riguarda Anamaria Vartolomei, la regista dice che “è stata fondamentale come lo sarebbe stata in ogni singolo scatto. Ho dovuto lasciarmi affascinare dall’attrice principale per permetterle di interpretare la voce di Maria. Annamaria ha una presenza cinematografica rara. Abbiamo provato molto per diversi mesi, lavorato sulle emozioni, guardato film insieme”. La Palud conclude dicendo che in definitiva che Maria “è un film sullo sguardo, ovvero su come può ferire e danneggiare gravemente qualcuno quando non viene compreso o preso sul serio.”

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