“A Knight of the Seven Kingdoms”, annunciata la premiere del nuovo spin-off di “Game of Thrones”


Che HBO fosse al lavoro su un nuovo spin-off dell’universo di Game of Thrones era cosa nota da tempo. Così come il titolo, A Knight of the Seven Kingdoms, e qualche ulteriore dettaglio su cast e trama. Ma l’informazione che ancora mancava ufficialmente e che il pubblico attendeva fremente era la data di uscita. Ed eccola svelata: la casa di produzione ha finalmente annunciato che la premiere dei nuovi episodi sarà a inizio 2026. In particolare, da domenica 18 gennaio su HBO (e in streaming sulla piattaforma HBO Max) con un nuovo episodio ogni domenica.
Laconico il post social che a un’ora dalla pubblicazione ha già superato le 500mila views. “This Winter, Spring is Coming” (Questo inverno, arriverà la primavera), si legge. Accompagnato dall’immancabile hashtag #AKnightoftheSevenKingdoms d’ordinanza.
La storia è ambientata circa cinquant’anni dopo la morte dell’ultimo drago e sarà l’adattamento seriale di The Hedge Knight, prima novella del ciclo Tales of Dunk and Egg di George R. R. Martin. Stando alle recenti dichiarazioni dello showrunner Ira Parker – già autore di House of the Dragon – a Entertainment Weekly, la nuova serie non parlerà tanto di re e regine, ma “di cavalieri, scudieri e gente comune”.
In particolare, il protagonista sarà Ser Duncan the Tall, interpretato dall’attore irlandese Peter Claffey, ex rugbista visto in Bad Sisters. Dunk è un cavaliere errante, semplice e idealista, che partecipa a un torneo per guadagnarsi da vivere. Con lui viaggia Egg (Dexter Sol Ansell), ragazzino che sogna di diventare suo scudiero – destinato, come sanno i fan dei libri, a un futuro molto più grande.
Nell’intervista a Entertainment Weekly Parker sottolinea che la serie si distingue fortemente da Game of Thrones e House of the Dragon: “Non abbiamo draghi, non c’è intrigo di palazzo. È una storia di umanità, di sopravvivenza e speranza. Dunk è un uomo semplice, e tutto nella storia riflette la sua natura”. E aggiunge: “Seguiamo solo Dunk, Egg e la gente del popolo. È la Westeros dei piedi per terra, non quella dei troni”.
In attesa, quindi, di vedere la stagione, il pubblico è già avvisato anche su un altro grande cambiamento. Una delle scelte più sorprendenti è, infatti, l’assenza di una sigla d’apertura: niente mappa animata o orchestrazione epica di Ramin Djawadi. “È stata la decisione più stressante che ho preso,” ammette Parker. “Ma serviva al racconto: questa non è un’epopea grandiosa, è una storia più piccola. Radicata nel fango e nella polvere”.