Perchè Sanremo è Sanremo, intesa raggiunta tra Rai e il Comune: non si cambia città


Il Festival di Sanremo non si muove: resterà nella città dei fiori. Dopo giorni di trattative e settimane di voci su possibili trasferimenti altrove, la Rai e il Comune di Sanremo hanno finalmente trovato l’accordo che mette fine alle incertezze.
L’intesa prevede che l’edizione 2026 si svolga all’Ariston dal 24 al 28 febbraio, subito dopo le Olimpiadi invernali Milano-Cortina. Non si tratta solo di un via libera per un anno: l’accordo ha un respiro più ampio, copre almeno tre edizioni e potrebbe arrivare fino al 2029. Per la città significa non solo mantenere il suo evento più famoso, ma anche garantirsi un ritorno economico importante, stimato in oltre sette milioni di euro l’anno. Il braccio di ferro tra Comune e Rai era iniziato mesi fa, quando i giudici avevano riconosciuto a Sanremo la titolarità dei marchi “Festival di Sanremo” e “Festival della Canzone Italiana“. Una decisione che aveva ribaltato gli equilibri e spinto il Comune a chiedere alla Rai un contributo economico e una percentuale sugli introiti pubblicitari. La Rai aveva minacciato di lasciare la città, aprendo scenari inediti e molto discussi. Alla fine la soluzione è arrivata con un compromesso che salva tutti: Sanremo mantiene il suo Festival, la Rai assicura continuità a un prodotto televisivo che è un pilastro del suo palinsesto. Ora manca solo il passaggio formale, con l’approvazione dell’accordo da parte del Consiglio di Amministrazione Rai e della Giunta comunale, atteso entro metà settembre.
Per i sanremesi è un sospiro di sollievo. Del resto, si sa, non si tratta “solo” di un evento musicale, ma di un appuntamento che muove turismo, economia e immagine internazionale. Ogni anno il Festival porta migliaia di persone in città, tra addetti ai lavori, giornalisti e appassionati, e genera un indotto che va ben oltre il teatro Ariston.
Da oggi, a pochi giorni di distanza dalla morte dell’indimenticabile Pippo Baudo, Sanremo e la Rai scrivono un nuovo capitolo della storia del Festival, iniziata nel 1951 e diventata, nel tempo, un pezzo di identità italiana. La tradizione è salva: il Festival resta (per ora) a casa sua.