Arriva via social la netta presa di posizione di Zelda Williams, figlia dello scomparso Robin. La trentaseienne, anche lei attrice, si è infatti scagliata contro la pubblicazione di video generati con l’intelligenza artificiale che rappresentano suo padre, morto nel 2014. Clip che i fan regolarmente le manderebbero e che la donna non gradisce affatto.
L’appello è molto deciso: “Per favore, smettetela di mandarmi video AI di papà” ha scritto nelle sue storie di Instagram. “Non voglio vederli, non li capirò e non li accetterò. È disgustoso, una perdita di tempo ed energia. E soprattutto, non è quello che lui avrebbe voluto”.
Come riporta Fortune, la presa di posizione di Zelda arriva a ridosso del lancio da parte di OpenAI di Sora 2, nuovo generatore di video AI. È contro tali strumenti che Williams si scaglia, sottolineando come producano contenuti che trasformano “persone reali in pupazzi digitali” destinati a diventare niente più che “spazzatura da TikTok”. “Un vero e proprio insulto alla memoria di chi non può più dare consenso”, scrive ancora l’attrice.
C’è da dire, infatti, che molti deepfake di celebrità defunte – da Tupac e Notorious B.I.G. a Steve Irwin – ritraggono le star in scene assurde e offensive. Non certo un omaggio, dunque, ma un autentico oltraggio con il beneficio dell’anonimato web. “Non state creando arte,” prosegue Zelda. “State facendo hot dog disgustosi e iperprocessati con le vite e la storia di esseri umani, solo per ottenere qualche like. È rivoltante”.
Infine, la critica a chi definisce l’AI “il futuro”: “L’intelligenza artificiale non innova, ricicla male il passato per farcelo consumare di nuovo. È come il Human Centipede dei contenuti: chi è in fondo alla catena ingoia quello che producono gli altri, mentre quelli davanti ridono e consumano”.
Questa non è la prima volta che Zelda Williams si schiera contro l’uso improprio dell’AI. Solo due anni fa, infatti, durante lo sciopero del sindacato degli attori SAG-AFTRA, aveva denunciato come “disturbante e mostruoso” l’uso di software per ricreare la voce del padre. In quell’occasione aveva definito quelle imitazioni “orrendi Frankenstein digitali”.