Achille Costacurta, la confessione choc: la rinascita dopo il buio


Achille Costacurta ha scelto di raccontare la sua storia in una lunga intervista al Corriere della Sera, mettendo a nudo un passato difficile, fatto di dipendenze, comunità, TSO, crolli psicologici e tentativi di suicidio. Una testimonianza dura ma sincera, con cui il giovane, oggi 21enne, ripercorre gli anni più complicati della sua vita:
“Ho 21 anni ma è come se avessi vissuto 3 vite. Non mi pento di niente, meglio aver sbagliato da giovane che a 50 anni”.
Fin da piccolo Achille viveva un’iperattività incontrollabile, spesso fraintesa dagli adulti. Ricorda un episodio che oggi gli fa capire quanto fosse già allora alla ricerca di un limite:
“Ho iniziato a giocare con le macchinine sul cruscotto dell’auto di papà. Gli chiedevo di correre, di non rispettare precedenze e semafori. Poi mi sono aggrappato al finestrino, urlando. Lui è stato costretto a fermarsi. Sono salito in piedi sul cofano”.
Quell’irrequietezza, col tempo, diventa ribellione. Achille ammette di aver cercato attenzione nel modo sbagliato:
“Mi annoiavo e volevo attirare l’attenzione. Molti si avvicinavano a me perché figlio di genitori famosi. Da piccolo poteva essere stimolante, col tempo è diventato pesante. E meno male che non ho fatto il calciatore altrimenti il paragone sarebbe stato ancora più schiacciante”.
Il suo passato è segnato da incontri che lo hanno profondamente toccato. Racconta di Onis, un uomo conosciuto in comunità:
“Onis, 55 anni, uomo di famiglia benestante, che però aveva scelto di vivere da barbone e aveva fatto anche rapine in Germania, era con me a Parma. Mi ha insegnato le regole. Ho saputo che il giorno prima di uscire è morto: abuso di sostanze alla sua festa di compleanno”. E poi Tatiana, la fidanzata di un amico:
“Anche Tatiana, la fidanzata di un mio amico in Svizzera, non c’è più. Aveva ricominciato col crack. Io che in passato ho assunto dosi cento volte superiori sono vivo”.
La sua storia attraversa comunità, reparti psichiatrici, fughe e ricoveri coatti.
“Ho incontrato tanti psichiatri nel corso degli anni, fino al ricovero nella clinica in Svizzera. Lì ho visto la luce”, racconta. È un percorso segnato da momenti drammatici:
“A Parma ho ingerito 7 boccette di metadone per farla finita e smettere di soffrire”.
La svolta arriva nel maggio 2024:
“Finalmente in Svizzera mi è stato diagnosticato l’Adhd, disturbo da deficit di attenzione e iperattività. Da lì è partito il mio percorso di rinascita, e ho capito come affrontare i miei demoni interiori”. Una diagnosi tardiva ma decisiva, che gli permette di dare un nome al caos vissuto fino ad allora.
Achille non nasconde che la lotta continua:
“Fumo ancora sigarette e dovrò smettere prima o poi. Il percorso finisce quando finisce il tempo, quando muori“. È una consapevolezza che arriva dopo anni di sofferenza, ma anche di rinascita.
Accenna anche alla madre, Martina, e al suo recente ingresso a “Ballando con le Stelle”: un passo che qualche tempo fa sarebbe stato impensabile.
“Non sarebbe andata a Ballando fino a qualche tempo fa. Ci sta invece, anche su suggerimento di papà. Le dice che deve pensare più a sé e non a me, sempre”.
E adesso? Achille guarda avanti con uno sguardo sorprendentemente concreto: vuole cambiare vita, partire, ricominciare altrove, magari dall’altra parte del mondo. Il suo sogno è semplice, quasi bucolico:
“Voglio andare in Australia e fare il contadino a 5000 euro al mese“.
Una scelta che racconta più di tante analisi. Dopo il caos, Achille desidera pace, terra, fatica vera. Una vita normale, finalmente sua.