Morgan torna al centro della scena e, questa volta, lo fa con un lungo e durissimo sfogo pubblicato sui social. Il cantautore, da alcuni giorni di nuovo al centro della cronaca giudiziaria per il procedimento che lo vede imputato per presunti atti persecutori nei confronti della ex compagna Angelica Schiatti ha deciso di rispondere pubblicamente.
Nel nuovo post, Morgan denuncia quella che definisce una vera e propria campagna di denigrazione ai suoi danni. “Stanno tornando a circolare notizie distorte, costruite per screditarmi”, scrive, spiegando di sentirsi costretto a intervenire per raccontare la sua versione dei fatti. Morgan parla quindi di attacchi, di campagne diffamatorie e di persone che – a suo dire – trarrebbero vantaggio dal metterlo in difficoltà.
“Attacchi, tentativi di ottenere da me popolarità o denaro, campagne diffamatorie alimentate da antipatie personali – prosegue – C’è chi prova piacere nel vedermi soffrire”. Il musicista sostiene quindi di essere stato trasformato in un bersaglio mediatico. Da qui l’esigenza di parlarne: “prima che la distorsione si diffonda ancora, voglio dire chiaramente che si tratta di accuse costruite per ottenere successo e visibilità”.
Nel post Morgan lega le accuse giudiziarie alla sua produzione artistica. L’imputazione nascerebbe, spiega lui, da parole contenute nel suo libro Parole d’aMorgan. “Trovo assurdo che si consideri illecito lo scrivere: sarebbe come se Beatrice avesse vietato a Dante di nominarla nella Commedia”.
E ancora, con toni molto duri: “Ora si tenta di trasformarle in ‘atti di persecuzione’. È un fatto gravissimo, un precedente culturale mostruoso: l’accusa di reato a un’opera d’arte”. Ma Morgan ricorda anche le ripercussioni professionali subite in passato: “Dopo l’ultima bufera mediatica mi erano stati tolti tutti i lavori, e ho impiegato due anni per ricostruire la mia credibilità. Ora tutto questo rischia di essere distrutto di nuovo”.
Nel lungo messaggio, poi, il cantautore rivendica la propria identità artistica e respinge ogni etichetta. “Mi chiamano stalker, ma io sono come un palestinese che l’invasore chiama terrorista: chi viene derubato e annientato viene anche accusato”. E ancora. “Non date dello stalker a chi scrive cose belle. Non offendete la luce da cui attingete perché per invidia la volete ma la chiamate ombra”.
Morgan sostiene, infatti, che le poesie citate negli atti del procedimento non sarebbero state nemmeno lette. “Si parla di cento poesie “troppe” senza nemmeno leggerle. Questa è barbarie culturale”. E invita la gente a giudicarlo non attraverso i media, ma tramite ciò che ha scritto: “Leggete le mie parole. Giudicatele voi, senza pregiudizi”.
Arriva, quindi, il riferimento più diretto all’ex compagna, mai citata per nome. “Parliamo di una persona che per anni ha beneficiato della mia attenzione, si è finta amica e poi è scomparsa: un fenomeno che oggi si chiama ghosting”.Scrivere, dice, è stato il suo modo di reagire: “chi ha un’anima sensibile, di fronte a una tortura del genere, scrive. Ed è ciò che ho fatto io”.
Il post si chiude con una dichiarazione d’intenti precisa. “Non sarà la vostra minaccia di mettermi in galera per aver scritto poesie a farmi rinunciare al mio spirito artistico. Miguel de Cervantes scrisse il Don Chisciotte in prigione… e anch’io continuerò a scrivere”. E la chiosa politica: “Free Palestine”.

