Ospite di Alessandro Cattelan nel podcast “Supernova“, Cesare Cremonini si è tolto un sassolino dalle scarpe parlando di una vicenda che lo ha profondamente ferito e sulla quale, fino ad ora, non aveva mai rilasciato dichiarazioni ufficiali.
Ma andiamo con ordine. Dal 2018 al 2023 Cesare è stato sentimentalmente legato a Martina Margaret Maggiore. A lei aveva dedicato la canzone “Giovane stupida“, scritta all’inizio della loro storia d’amore. Lei, per “ricambiare il favore”, ha pubblicato nella scorsa primavera un libro dal titolo “Che stupida ragazza“. Due dediche: una d’amore e l’altra dettata dalla rabbia.
Nel libro, Maggiore ha raccontato dei tradimenti scoperti leggendo alcune chat con altre donne, definendo quella relazione come un amore che l’ha “annientata dal dolore”.
Cremonini, nel corso dell’intervista, ha spiegato a Cattelan come si sia trovato suo malgrado al centro di un polverone mediatico che avrebbe potuto minare il suo equilibrio.
Come riporta Gossip.it, ha dichiarato:
“Questa è stata una sofferenza talmente grande per me e talmente profonda che ha messo a repentaglio un’altra volta la mia solidità rispetto alla fatica di essere aggredibili. Ne sono uscito più forte.”
Il cantautore è poi sceso più nel dettaglio, raccontando quanto lo abbia ferito che la sua vita privata sia diventata una forma di business:
“Quest’anno è successo che una ragazza con cui sono stato, a cui ho dato l’anima, con la quale ho avuto un confronto umano importantissimo, alla quale ho dedicato tantissimo tempo della mia vita cercando di aiutarla, di amarla, di stare bene con lei, ha scritto un libro e l’ha pubblicato, raccontando la mia vita intima, senza neanche considerarmi. Condividendo cose familiari che avrei voluto proteggere per rispetto della mia famiglia. Le ho detto: ‘Vorrei almeno sapere cosa vuoi scrivere, per proteggere la mia famiglia’. Poi fallo. E invece no.”
Dopo tanto silenzio, Cremonini ha deciso di comunicare — non con una canzone, bensì a parole e sempre attraverso un microfono — il disagio che ha provato. Un gesto raro per un artista riservato come lui, ma al tempo stesso liberatorio.

