Ozzy Osbourne su Paramount+, la resa dei conti del ‘Principe delle Tenebre’: gli ultimi 6 anni di vita


Su Paramount+ arriva No Escape From Now, il documentario che racconta gli ultimi sei anni di Ozzy Osbourne, scomparso il 22 luglio scorso all’età di 76 anni, con una sincerità mai vista prima. Due ore in cui il “Principe delle Tenebre” si mostra senza filtri, fragile e umano, affrontando la malattia, la depressione e la paura della fine con una lucidità che commuove e spiazza.
Diretto da Tania Alexander e realizzato in collaborazione con la famiglia Osbourne, il film è molto più di un tributo. È un racconto sulla sopravvivenza, sul corpo che cede e sulla mente che continua a combattere. Ozzy non si nasconde: parla della caduta del 2019, che gli ha causato danni spinali permanenti, delle operazioni subite, del dolore cronico e del morbo di Parkinson.
“Mi stavo preparando a suicidarmi. Ora prendo antidepressivi, ma la testa a volte va dove non vuoi che vada”, confessa davanti alla telecamera.
Nonostante tutto, Ozzy continua a fare musica. Gli album Ordinary Man (2020) e Patient Number 9 (2022), nati in mezzo a ospedali e riabilitazioni, sono per lui una forma di resistenza. Nel documentario lo si vede scrivere, registrare, scherzare, crollare e rialzarsi: la voce è stanca, ma piena di vita.
“Non sento di aver ancora finito. Voglio dire ai miei fan: ‘Grazie per tutti questi questi anni’. Non l’ho ancora fatto. È di questo che sto parlando”, il messaggio potente dell’artista durante il racconto.
La regia evita l’enfasi e la celebrazione. Le immagini sono intime, reali: mani che tremano, sguardi stanchi, silenzi lunghi. Non c’è eroismo, ma una profonda dignità. Sharon Osbourne, la moglie, è la presenza costante che tiene insieme tutto: lo sprona, lo protegge, lo riporta a se stesso. I figli, Kelly e Jack, raccontano un padre combattuto tra ironia e paura, ancora capace però di sorprendere e sorprendersi.
A completare il quadro ci sono amici e colleghi di una vita: Tony Iommi, Slash, Duff McKagan, Robert Trujillo, James Hetfield. Le loro testimonianze non costruiscono un mito, ma un ritratto affettuoso e verissimo di un uomo che ha dato tutto alla musica e che, pur sofferente, non vuole smettere di essere Ozzy.
Il momento più intenso arriva con il concerto Back to the Beginning, tenuto a Birmingham nel 2025. È il ritorno a casa, l’ultimo saluto al pubblico. Ozzy entra sul palco lentamente, il corpo cede, ma la voce vuole trovare il suo spazio originale. Quando canta “Paranoid”, il tempo si ferma. È un addio che diventa un atto di fede nel rock stesso.
“Per come mi sento ora, sarà un miracolo se ce la farò. Il problema ora è arrivare in Inghilterra. Ma è fottutamente devastante, capisci? Devo esserci. Devo esserci. Sono stato male, ormai è il settimo anno, capisci? Man mano che vado avanti e mi addentro in questa situazione, la situazione peggiora lentamente. Mi sta paralizzando. Non riesco a camminare molto, non riesco a chinarmi… tutto quello che posso fare è presentarmi e fare del mio meglio“, le parole di Ozzy due mesi prima dello show in ospedale, a causa di una vertebra fratturata per un’operazione non riuscita 6 anni prima.
Paramount+ costruisce così un racconto che non parla solo di una leggenda, ma di un uomo che ha saputo trasformare la sofferenza in arte. No Escape From Now è un film sulla fine, ma anche sulla gratitudine: verso la musica, la famiglia, il pubblico.
Quando tutto finisce, Ozzy guarda la telecamera e dice: “Non mi pento di nulla”. È il suo epitaffio perfetto: non un addio, attenzione, ma un invito a ricordare che dietro ogni icona c’è sempre un essere umano, e che anche il diavolo, a volte, ha paura.