Ghali accusa i rapper italiani di silenzio sulla Palestina: “Il rap è morto”. Le repliche di Guè e Artie5ive
Guè e Artie5ive rispondono a Ghali: le loro parole


Il 3 ottobre 2025, Ghali ha scosso il panorama musicale italiano con un potente messaggio pubblicato sui suoi canali social, criticando il silenzio di molti rapper italiani riguardo alla situazione in Palestina.
“Il rap è morto, è tutto un gran teatro”, ha scritto l’artista a corredo del post carosello con la sua immagine da piccolo.
L’artista milanese di origini tunisine ha accusato i colleghi di non aver preso posizione sul conflitto a Gaza, definendo questo silenzio come una forma di complicità. Ha sottolineato che il rap, nato come musica di protesta e denuncia sociale, ha perso la sua essenza quando gli artisti scelgono di non affrontare temi cruciali come quello palestinese.
“Quella del ‘io non ho mai fatto politica sui miei profili social perchè dovrei farlo ora’ oppure ‘è una storia molto delicata e complicata che va avanti da millenni’ sono tutte stronz**e e scuse. Chissene frega se i vostri fan vogliono solo la musica, se sono famiglia come li chiamate dovete parlare anche di cose importanti”, ha scritto Ghali nella prima slide.
Per poi continuare:
“Il genocidio in Palestina ricadrà anche sulla vostra arte, sulla vostra penna, sulla vostra salute mentale e sulla vita delle future generazioni, quindi anche su quella dei vostri figli”.
Poi i motivi secondo cui, per Ghali, non se ne parla:
“1. Non vi interessa, non è nel vostro algoritmo, non sapete ‘come sono andate le cose’, avete un’idea confusa su chi siano i cattivi e i buoni ormai da decenni o pensate che sia una questione che appartiene solo a una specifica etnia, lontana dalla vostra”.
E ancora:
“2. Sostenete il genocidio e sì, sostenerlo vuol dire anche semplicemente non schierarsi. Qui c’entriamo tutti. Ma, come ogni volta, sarà troppo tardi quando lo capiremo“.
Infine il motivo 3:
“Avete paura di perdere soldi, posizione e lavoro. Non avete parlato, e i brand non vi cercano. Non avete soldi, non avete stile ma vi scop*te le tipe tra amici, cosa ci avete guadagnato col vostro silenzio?”.
Lo sfogo prosegue con frasi forti, che tuonano senza mezzi termini:
“Il rap è ufficialmente morto. Il silenzio dei rapper ha ucciso il genere. Ne è rimasto solo lo stile, il suono, la forma. (…) E’ anche vero che supportare la Palestina è un onore che non tutti possono avere”.
Infine, dopo un attacco anche alla classe politica e l’apprezzamento per chi con convinzione scende in piazza e si fa sentire anche con la Flotilla, la stoccata finale:
“Sono certo che prima o poi il conto arriva”.
“Puntare il dito sui nostri colleghi oggi non ci pulirà dai peccati commessi ieri. Ricordiamoci di non usare questi momenti per spargere odio o creare divisioni inutili. Il rap è più vivo che mai, ma da un attico in centro non si vede. Palestina libera dagli oppressori”, ha risposto Artie5ive dal suo profilo Instagram.
Guè Pequeno invece ha pubblicato nelle stories Instagram una email in arrivo da Amnesty International Italia con oggetto: “Cosimo Fini (il nome all’anagrafe di Guè) grazie per aver firmato il nostro appello”. A corredo il commento: “Rapper da classifica che non ti esponi fai come me”.

A seguire invece un’ultima storia relativa ad una donazione a favore di Unicef Italia:
